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Brani scelti 
(leggere, meditare e valutare se chiederne altri a: honisoitqui@graffiti.net )


Come quella domenica, una delle tante nostre domeniche pomeriggio passate ascoltando la partita alla radio o meglio, noi passata a spogliare Lei, Lei passata a farsi spogliare, noi passata a baciarla dappertutto, Lei passata a farsi baciare dappertutto. Per poi ricomporsi e poi ricominciare di nuovo fino a che Lei è lì lì per capitolare. Ma, come al solito riesce a schivare il colpo finale erigendosi in tutta la sua bellezza per dirci, perfettamente lucida:
- Mi dispiace, non sono ancora pronta.
E quella domenica pomeriggio, con la radiolina in sottofondo Lei arrossì un pochinino quando, noi oramai vinti, ci disse con gli occhi abbassati, noi oramai deposte, le armi, ci disse, quasi a volerci consolare dopo il suo ennesimo diniego:
- Se può farvi piacere... l'altro giorno... dopo che avevo fatto l'amore col mio ragazzo... e lui poi si era assopito... ... ...
La pausa durava più del dovuto, ed anche la radiolina si era quasi zittita.

-  ... e mentre lui dormiva...
Anche l'atmosfera era immobile. Tutti i riflettori puntati su di Lei.

  ... mi sono toccata pensando a voi...

(illustrazione di Luca Alinari)


...e se questo brano ti è piaciuto, chiedine altri a: honisoitqui@graffiti.net


 

La nota che caratterizza i blues è la terza.  Minore, inserita in un accordo maggiore.Da un semplice giro armonico di tre accordi si tira fuori un'indeterminatezza tonale che, nella sua struggente gradevolezza, mette in discussione principi solidificati, dogmi. E' il tre che ritorna, il tre non osato, il tre che ha cercato di togliere il triangolo dall'occhio di Dio.In seguito i perbenisti hanno cercato di rimettere le cose a posto.

In verità molti li hanno seguiti, ma i blues non si sono fatti imbrogliare.

          ... e quindi uscimmo a riveder le stelle.

(illustrazione di Simone Fortini Gobbo)

 

...altri brani disponibili! chiedili a: honisoitqui@graffiti.net 


"A Zapotlán c’è una piazza che viene chiamata di Ameca, chissà perché.
  Una strada larga e selciata va a sbattere contro una facciata, dividendosi in due. Da lì il paese sfocia nei suoi campi di mais.
  Così è la Piazzetta di Ameca, con il suo perimetro ottagonale e le sue case dai grandi portoni.
  E qui si incontrarono una sera, tanto tempo fa, due rivali occasionali.
  Ma c'era di mezzo una ragazza.

La piazzetta di Ameca è attraversata da carri. E le ruote macinano la terra delle buche, fino a farla diventare fine fine. Una polvere che, quando soffia il vento, brucia negli occhi. E là c'era, fino a poco tempo fa, una fontana. Una cannella d'acqua con due rubinetti, con la sua chiavetta di bronzo e la sua vasca di pietra.
  La prima ad arrivare, dalla strada larga che si divide in due, fu la ragazza, con la sua brocca rossa. I rivali camminavano di fronte a lei, nelle strade laterali, senza sapere che si sarebbero scontrati sulla facciata.
  Loro e la ragazza sembrava che si muovessero in armonia con il destino, ciascuno per la sua strada

.
 La ragazza andava a prendere acqua e girò la chiavetta. In quel momento i due uomini rimasero allo scoperto, sapendosi interessati alla stessa cosa. La strada di ciascuno finiva lì, e nessuno voleva fare il primo passo. Lo sguardo che si lanciarono divenne teso, e nessuno abbassava gli occhi.  

"Senta, amico, cos'ha da guardare".

"Guardare è una cosa naturale".

  Pare che si siano detti così, senza parlare. Lo sguardo diceva tutto. E senza né ai né bai. Nella piazza che i vicini avevano lasciata deserta, come se l'avessero fatto apposta, la storia stava per cominciare.
  Il getto d'acqua, mentre riempiva la brocca, contemporaneamente riempiva loro di voglia di litigare. Era l'unica cosa che disturbava quel silenzio così integrale. La ragazza chiuse la chiavetta rendendosi conto che l'acqua ormai traboccava. Si mise la brocca su una spalla, quasi di corsa, impaurita.

 

  Quelli che la volevano erano pronti all'attacco, sospesi, come i galli non ancora slegati, immersi sia l'uno che l'altro nei punti neri dei rispettivi occhi.  Mentre saliva sul marciapiede dell'altro lato, la ragazza inciampò e la brocca e l'acqua si frantumarono per terra.
  Quello fu il segnale preciso. Uno con una daga, ma proprio grande, e l'altro con un machete di quelli della costa. Si presero a coltellate, facendosi scudo con il poncho. Della ragazza non restava altro che la macchia d'acqua, e quei due stavano lì, a pancia all'aria, uno sgozzato e l'altro con la testa spaccata in due. Come i galli coraggiosi, a cui resta solo un pochino di affanno.  
 Molte persone vennero dopo, al calar della notte. 
Donne che si misero a pregare e uomini che parlavano di denuncia. Uno dei morti riuscì ancora a dire qualcosa: chiese se il diavolo si era preso anche l'altro.  
Dopo si seppe che c'era di mezzo una ragazza. E la ragazza della brocca rotta rimase con la cattiva fama del litigio.

  Dicono che non si sposò nemmeno. Anche se fosse andata fino a Jilotlán de los Dolores, là sarebbe arrivata con lei, e magari anche prima di lei, la sua cattiva fama di provocatrice."

Questo testo di uno scrittore messicano ci è ripassato casualmente per le mani.
  Non racconta del nostro progetto, ma del suo esatto contrario.
  Ci piacerebbe che te tu lo leggessi e tu t’immaginassi come potremmo riscriverlo.
 
Non ci sarebbe violenza nella piazzetta di Ameca dove c’è la fontana coi rubinetti in bronzo e la vasca di pietra.

 

    
Allora la tua brocca rossa non si frantumerebbe, ma verrebbe impreziosita da materiali nobili. Il sole a picco sulla piazza si trasformerebbe in gradevole frescura.
 
Non apparirebbero né daghe né machetes, né galli resterebbero inermi sul selciato. La tua fama sarebbe tale che anche tutta la città di Jilotlán de los Dolores, con gioia, canterebbe lodi in tuo onore.

(illustrazioni di Luca Alinari)


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